lunedì 6 agosto 2012

dischi - resoconto di penultima portata (III)


The Tallest man On Earth - There's no leaving now (chamber-folk + lo-fi)



Non ho molti dischi nella mia stanza che suonano a questa maniera, cioè
come un folk-pop da camera a bassa fedeltà con una voce nasale pungente e decisa. Una sorta di cantastorie stranamente sobrio, che incanta con la sua brava chitarra, i timidi inserti di archi e piano, con fingerpicking assortiti. Verrebbe da dire che ci si romperebbe le palle al terzo pezzo, o meglio io direi che potrei rompermi i coglioni dopo tre pezzi. Ma non è così, perchè il tizio non si piange addosso, non incute un senso di strage apocalittica imminente e non si atteggia a santone post new-age (più per scopare che per vendere dischi). E poi le canzoni, istantanee come flash nella loro rivelazione, sono ben bilanciate nella terra di nessuno che divide l'introspezione più riservata dalla necessità di espellere le tossine dei sentimenti più struggenti. Quindi questo è un bel disco, seppur scarno, semplice e avaro di quelle ritmiche che fanno tenere il cazzo duro a chi porta jeans strappati e converse. Ma tant'è.

VOTO : 7/10



Tindersticks - The something rain  (alt-pop/rock)

Ci sono quei dischi che ascolti fugacemente in un momento personale e materiale decisamente sbagliato (esempio, stanchezza e poco tempo
libero), ma che in un moto di veggenza lasci nella sua brava griglia di
i-tunes in attesa di un ascolto più disponibile che potrebbe anche non
arrivare mai. Per me è successo con questa nuova fatica dei Tindersticks, l'album più sbagliato dell'intero lotto da associare ad un ascolto distratto. Perchè bisogna prendere le cuffie, chiudere le varie cazzate in pdf e le rindondanti pagine dei social network, sistemare per benino l'equalizzatore e fissare lo schermo che non fa altro che passare da una traccia all'altra. E quando sei ancora alla fine del magnifico crescendo di "Show Me everything" ti ritrovi sospeso nella leggiadra nonchalance seduttiva di "This fire of autumn", ringrazi il tuo personale dio musicale che ha vegliato su di te al
momento della pulizia delle cartelle inutili nel reparto musica del tuo pc. Cito ancora : "A night so still" che si mangia in un sol boccone ogni velleità di rivalsa della gioventù synth-etizzata; "Frozen" che macchia di soul i Radiohead dell'era Amnesiac, "Come Inside" una sorta di "Us and them" a uso e consumo di raffinati lounge bar.

voto : 7/10



The smashing Pumpkins - Oceania ("pop-rock")


La cosa più interessante partorita dalla testa in continuo fervore di Billy Corgan dai tempi di Adore (1998) non è questo o quello fra gli anonimi dischi stampati a suo nome o con qualcun altro degli astratti pseudonimi di circostanza, bensì un'interessante (piccata e , ovviamente, frustrata) osservazione sulle sorti poco casuali che toccano agli attori dell'odierna scena indie che, Billo says, sarebbe schiavizzata delle rigide aspettative modaiole imposte dalle fanzine musicali più rilevanti. Una scena, insiste il guru pelato, priva di qualsiasi mordente e/o spirito di rivalsa contro il sistema, quindi di moti politici alla base di testi e movimenti musicali. Bene, vista la quasi totale irrilevanza di questo "Oceania" (una iniqua manciata di pezzi salvabili e la sua voce che resta comunque evocativa), il consiglio che mi sento umilmente di dare a Mr. Pumpkin è quello di seguire l'esempio di un altro reduce illustre della scena americana degli anni 90, quel K. Novoselic che suonava il basso in quella band che se non sbaglio si chiamava Nirvana. Ecco Bill-boy, datti anche tu alla politica. E se nemmeno questa nuova rifondazione personale dovesse funzionare, potresti sempre mettere su un trio punk (ovviamente con una ex tossica al basso per dare un'immagine credibile del progetto) e tornare a suonare nei bassifondi di Chicago. Così, stando alle tue ipotesi complottiste, avresti almeno le carte in regola per giocarti un posto nella tanto agognata categoria BEST NEW MUSIC.

VOTO : 4.5/10


Ty Segall Band  - Slaughthouse (garage, punk, noise)



Ty S. vuole stordire e ci riesce benissimo. Vuole rispedire al mittente
qualsiasi sogno di melodia sotto forma di scariche punk-garage il cui
unico scopo è quello di dare oppressione alle orecchie di chi si presta
all'ascolto. Composizioni distorte, malate, cattive, ma anche
(sporadicamente) sospese tra hard e sweet, quanto tra l'ascoltabile ed
il cacofonico. Ma non c'è quiete, perchè le intenzioni del nostro sono
ben dichiarate (si veda la cover) ed è il caso che non indossiate il
vostro completo migliore. Probabilmente il momento storico dell'indie
non è dei più proprizi per la sua esplosione o meglio per una efficace
divulgazione del suddetto verbo, ma il carattere e l'idea artistica ben definita rendono questo ragazzaccio un eroe del suo genere e del suo tempo.

                                              VOTO : 6.5/10


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