lunedì 30 luglio 2012

dischi - Resoconto veloce (pt 1 )


Senza girarci troppo attorno, negli ultimi tempi ho ascoltato dei dischi (sia nuovi che vecchi). Alcuni nemmeno per intero, altri a malapena una volta sola e altri un numero di volte sufficiente a farmi un'idea onesta delle loro qualità.

Una recensione intera per ognuno dei dischi di cui mi sono fatto un'idea sarebbe stato un lavoro ciclopico, anche perchè poi se mi concentravo solo su un cd mi sarei dimenticato se gli altri mi piacevano o meno.
Così ho pensato di raggruppare quelli di cui per un motivo o per l'altro mi andava di parlare, in una specie di mini catalogo buono per operare qualche scelta nell'impiego delle oziose giornate estive. Sui dischi vecchi molta gente ha già detto molte cose, anche su quelli nuovi a dir la verità (e in maniera senza dubbio più precisa e competente di Mino, ma non ci posso far niente se c'ho nel sangue la voglia di giudicare gli LP !!), però parlare con l'entusiasmo della novità di un disco del 1984 è una cosa che proprio non mi riesce.

Inutile dire a quale tipo di ascoltatore si rivolgono o in quale business musicale rientrano.

Per allungare un pò il brodo divido questa sorta di breviaro in due o tre parti (nel caso mi viene da aggiungere qualcosa).


A PLACE TO BURY STRANGERS - Worship (noise, industrial, post-punk)


Tappeti di feedback che si scontrano su una pista industrial asfaltata di beat spigolosi, saturi e neri come la pece, scariche noise alcoliche mai diluite che paiono voler inghiottire l'ascoltatore e risputarlo fuori sotto forma di androide schiavizzato vestito di latex. Alla fine del viaggio, questa è l'immagine di "Worship" che mi è rimasta addosso.
Gli A Place to bury Strangers continuano spediti sulla loro strada e
quella che a loro tempo fu dei Jesus and Mary Chain dove oggi invano
hanno tentato di raggiungerli anche gli ultimi Twilight Sad.

VOTO : 6.5/10






AMOR FOU - 100 giorni da oggi (alt-pop, synth)




Spiazzante e, ad ogni buon conto, discontinuo il terzo disco degli Amor
Fou riesce comunque nell'intento di condurre per mano l'ascoltatore all'interno di un viaggio colorato e colmo di idee fresche, dove i punti di riferimento risalgono a due abbondanti decenni addietro (disco, synth, pop), con il gusto tutto cantautorale di correre per conto proprio assumendo pienamente i rischi del caso. Gli sbandamenti tipici dell'estrema sicurezza nei propri mezzi sono perfettamente controbilanciati da singoli da urlo.

VOTO : 7.5/10





DIIV - Oshin (dream-rock, post-punk)


I DIIV propongono un pop-rock etereo di matrice essenzialmente dream che guarda (anzi si fissa a gurdare) all'UK degli anni 80 e che ha nella rarefatta dilatazione di ritmiche e linee di chitarra il suo status quo dichiarato. Il canto è una sirena lontana, smorzata e resa innocua da fitte trame strumentali che sono piuttosto monotone e adagiate su stilemi post-punk che non pungono o attirano l'attenzione proprio a causa dell'omologazione decisa sul genere.Tuttavia l'applicazione con cui i ragazzi si lanciano a capofitto nel compito e la riuscita di una certa atmosfera narcolettica, rendono il disco un quasi discreto sottofondo notturno.

VOTO : 5/10





HOLOGRAMS - HOLOGRAMS (garage, post-hardcore, post-punk)



Imbattersi nel 2012 in qualcosa di già sentito è probabile tanto quanto guardare il cielo e registrare il passaggio di uno stormo di uccellini.
Tutto sta nel peso specifico che si attribuiscono alle fonti di ispirazione e alla volontà di modellarle a propria immagine e somiglianza e non viceversa. Questo debutto degli Holograms anche se ben suonato non attira mai l'attenzione e si perde in stilemi (post-)hardcore/punk e garage con il timore tipico, dei debuttanti, di andare fuori dal sentiero delle aspettative della schiera indie. Ed il circolo vizioso non finisce mai.

VOTO : 5/10






HOT CHIP - In our heads (electro pop, synth-pop, beat)


Non avranno l'estasiante mood psichedelico dei Daft Punk nè il miracoloso potere della sintesi di James Murhpy e probabilmente nemmeno l'attitudine erotomane della disco anni 80, ma gli Hot Chip non
annoiano, seppur l'intasamento della categoria richiede alti sforzi innovativi. Arrangiamenti eterogenei e melodie catchy quanto basta, li rendono sopra la media tanto nell'intrattenimento soft ("How do you do?") quanto in quello dove il voltaggio tende a superare le righe ("Night and day"). Nonostante gli ovvi saggi di autoreferenzialità è un disco che potrebbe interessare in modo trasversale ascoltatori dal differente backgorund.

VOTO : 6.5/10



IL TRIANGOLO - Tutte le canzoni (pop-rock)



La cosa che meno mi ha convinto in questo esordio, comunque coraggioso e a suo modo di personalità, è la sensazione che a più riprese il calcolo abbia avuto la meglio sulla spontaneità. E un lato B decisamente poco pungente della prima cinquina (direi impalpabile, se si esclude "Primavera"), dove a mancare è il cambio di marcia che possa rinnovare quell'interesse rimasto ancorato a quel paio di episodi più riusciti. I ragazzi però hanno al loro arco una quantità non comune di frecce e l'affinamento compositivo che si avrà in futuro potrà solo giovare, a patto che si molli la presa sul citazionismo.

VOTO : 5.5/10





JAPANDROIDS - Celebration rock (punk-rock, alt-rock)

A chi accusa "Celebration Rock" di aver ammorbidito l'attitudine selvaggia che traspariva con decisione nell'esordio, rispondo che al contrario qualche coretto in più sparso qua e la all'interno delle formidabili otto tracce dell'Lp contribuiscono a risaltare la bontà degli slanci elettrici, che probabilmente con un flusso continuo di cattiverie avrebbero finito per banalizzare il tutto. Più ancorato agli anni 90 americani che non ai 70 anglosassoni, il disco non molla la presa per un secondo e regala momenti di assoluto godimento per chi 
ancora crede. L'assoluta dipendenza della melodia dal rumore e viceversa rendono il disco unico nel panorama, ancor più apprezzabile perchè le limitazioni tecniche insite in un duo chitarra-batteria sono annientate da idee fresche, chiare e che per nulla abusano di qualsivoglia faciloneria da stadio.


VOTO : 8/10







martedì 10 luglio 2012

al cinema - The Amazing Spiderman (sci-fi, azione di M.Webb)







TRAMA : 

The Amazing Spider-Man è la storia di Peter Parker, un liceale emarginato che è stato abbandonato da piccolo dai genitori e affidato allo zio Ben e alla zia May. Come la maggior parte degli adolescenti, Peter cerca di capire chi è e come è diventato la persona che è adesso. Peter cerca la sua strada insieme alla ragazza per cui si è preso una cotta, Gwen Stacy, e insieme i due affronteranno l'amore, l'impegno e tanti segreti. Quando Peter scopre una misteriosa valigetta che apparteneva a suo padre, inizia una ricerca per capire il perché della scomparsa dei genitori - e questo lo porta direttamente a Oscorp e al laboratorio del Dr. Curt Connors, il vecchio socio del padre. Quando, come Spider-Man, entrerà in rotta di collisione con l'alter ego di Connors, Lizard, Peter sceglie di usare i suoi poteri e diventare un eroe, anche se questo cambierà radicalmente la sua vita.

VALUTAZIONE : 5/10


Non bisogna aver rivisto giusto ieri la trilogia di Sam Raimi per chiedersi come mai gli studios abbiano tutta questa voglia di soppiantarla con qualcosa di nuovo.
Giusto per fare un esempio scemo, ci sono voluti 16 anni e due costosissimi film a vuoto per far riposare il dvd del Batman di Tim Burton (e nonostante l'incredibile rigore filosofico-artistico di Nolan, qualcuno dice ancora che quelli del periodo 89-92 siano insuperabili), figuriamoci se in un batti baleno un regista semi esordiente riesca a far dimenticare le mirabili acrobazie di T.Maguire o la successione pressoché infinita di scene madri all'interno della saga del buon Sam.

Logica avrebbe voluto che quello odierno avrebbe dovuto chiamarsi "Spiderman 4" perchè fino a quando Raimi non è esploso le intenzioni erano quelle. Invece si è ripartiti da zero, sullo stesso arco temporale, su pressocchè gli stessi personaggi e gli medesimi snodi narrativi.
Scelta che lancia in campo aperto i confronti fra le due produzioni (e non ci vuole chissà quale acume critico per tirare in fretta le somme).
Ed è una cosa che magari si sarebbe potuto evitare con uno spin-off tipo Spiderman Noir. E invece no : Peter Parker orfano, Peter Parker ragazzo difficile, Peter Parker molto sagace risolve inimmaginabili teoremi di genetica, Peter Parker viene morso da un ragno, Peter Parker in una settimana diventa un esperto controllore dei suoi poteri, Peter Parker si innamora della ragazza sbagliata, Peter Parker vede morire suo zio e come niente continua la sua lotta contro il dottore pazzo, Peter Parker non si scompone di fronte ad una mega lucertola carnivora, Peter Parker strada facendo si dimentica dei genitori e del tizio che ha ucciso lo zio.

Insomma una storia già scritta, come la Bibbia.

sabato 7 luglio 2012

dischi - dEUS "Following Sea" (2012)


GENERE E VOTO  - Pop-rock con sprazzi art,  4.5/10

Tom Barman da un decennio ha scelto per la sua celebre creatura gli stilemi della classic rock-band che intrattiene egregiamente dal vivo e che di tanto a tanto da alle stampe un disco per rinverdire la scaletta dei concerti, così giusto per non riproporre all'infinito il solito greatest hits.

Che poi parlando in termini matematici, il Limite che caratterizza il percorso dei dEUS tenderà a quella tipologia di attività. Negli anni a venire invecchieranno ancora di più e le poche energie creativo-nervose saranno investite nella sala prove dei tour anzichè nell'incisione di nuovo materiale.
Ed è anche meglio così, perchè i dischi che hanno seguito "The ideal Crash" dopo aver concentrato il loro meglio nel comunque rivalutabile "Pocket Revolution" non hanno lasciato alcuna traccia nella memoria dell'ascoltatore disinteressato e peggio ancora in quello del fan di lunga data.

Dove l'impronta è pedissequamente calcificata entro degli arrangiamenti sempre più soft, dove l'esercizio di stile preferito è lo spoken word con i backing vocals che rimarcano delle frasi-chiave e l'inventiva frizzante è palesemente sacrificata in favore di soluzioni che anche quando sono concentrate paiono esser dilatate all'infinito.
Non fa eccezione questo "Following sea" che laddove con un pò di furbizia potrebbe mischiare le carte per intrappolare l'interesse dell'ascoltatore, si mostra già dimesso e palesemente figlio di un assemblaggio dell'ultima ora.
Perchè al di la delle dichiarazioni di facciata si tratta di outtakes  che con un pò di coraggio nel migliore dei casi avrebbero potuto fungere da b-side e che nei peggiori pongono dei dubbi che non si tratti degli originali ma di una cover band (Girls Keep Drinking).

E la giustificazione dell'okay alle stampe di questa raccolta buona per onorare il - peraltro - legittimo tour estivo, non deve confondersi con l'assoluzione per causa della presunta leggerezza dell'operazione.

Perchè quando i dischi non memorabili (efumesimo) si susseguono fino a diventare numericamente più rilevanti di quelli validi con l'aggravante di creare un gap temporale assai ampio tra la fase acuta e quella calante dell'ispirazione, allora è meglio imporsi un riposo, un restyling orientato al ripresentarsi più freschi e rinnovati di prima, aznichè fossilizzarsi non tanto nelle formule stilistiche quanto nella bassa qualità dei risultati. I quali di certo non portano alla ghigliottina ma con più probabilità alla progressiva perdita di speranze  nella ricerca di guizzi degni di nota, grigia anticamera della disaffezione.















venerdì 6 luglio 2012

al cinema - Quell'idiota di nostro fratello (commedia, di J.Peretz)



TRAMA :


Ned è un agricoltore biodinamico che è stato detenuto in carcere per spaccio di droga. Una volta scarcerato, torna alla sua fattoria, ma viene rifiutato dalla compagna Janet che ora vive lì con un altro uomo. Ned non ha più una dimora in cui vivere, ma la coppia gli offre come alloggio la stalla delle capre in cambio della somma di 1 000 dollari. Per ragranellare la cifra, l'uomo decide di riallaciare i contatti con la famiglia e, in particolare, con le tre sorelle che incontra nuovamente in occasione di una cena a casa della madre.
In successione, Ned andrà a vivere nelle case delle tre sorelle creando a tutte non pochi problemi: Liz, troppo preoccupata di essere una madre perfetta per rendersi conto dell'infelicità del figlio e del rapporto in crisi con il marito; Miranda, giornalista di Vanity Fair, che sta per ottenere la pubblicazione del suo primo articolo di rilievo e, infine, la bisessuale Natalie, che intreccia una relazione con un amico all'insaputa della fidanzata e convivente Cindy.

VALUTAZIONE : 7




Uno di quei film che potete tranquillamente vedere senza dover preoccuparvi di non perdere neanche un minuto pena un irrimediabile ingarbugliamento del filo della trama.
"Our idiot brother" è una pellicola tale e quale al suo protagonista, che potrebbe essere visto come il light side dell'Hesher protagonista di un'altro indie-movie sui generis come "Hesher è stato qui"  : sincero, scanzonato, ingenuo.
Ed è proprio la bontà d'animo, unita alla coerente e precisa caratterizzazione di Ned a rendere il lunatico ragazzone hippie un Eroe vero e proprio, senza il prefisso "anti" che fa così moda. Perchè lui, in modo del tutto inconsapevole sconquassa la vita delle persone e quasi se ne vanta, salvo diventare un amuleto da cui è impossibile separarsi.
Girato senza troppi abusi di luoghi comuni, nonostante la sostanziale semplicità delle questioni umane in cui si imbatte il Nostro (tradimenti, gelosie, stress), il film è sempre sul punto di decollare ma talvolta sembra stopparsi per non osare troppo soprattutto nel campo delle scorrettezze che in alcuni passaggi sarebbero state più che congruenti.