venerdì 20 aprile 2012

al cinema - L'arrivo di Wang (sci-fi , di Manetti Bros)


TRAMA :


Il film racconta di Gaia, un'interprete di cinese, che viene chiamata per una traduzione urgentissima e segretissima. Si troverà di fronte Curti, un agente privo di scrupoli che deve interrogare un fantomatico signor Wang. Per la segretezza l'interrogatorio viene fatto al buio e Gaia non riesce a tradurre bene...Quando la luce viene accesa, Gaia scoprirà perché l'identità del signor Wang veniva tenuta segreta. Una scoperta che cambierà per sempre la sua vita...e non solo.


VALUTAZIONE : 6,5


Dopo il non proprio esaltante "L'ultimo terrestre" il paranormale per eccellenza torna a fare capolino in un altro prodotto di nicchia della nostra non fortunatissima cinematografia di genere."L'arrivo di Wang" segna il ritorno dei Manetti Bros, talentuoso duo di registi che finora ha disseminato interessanti input visivi e d'intuizione registiche mancando (ma poi non di molto, in relazione alle non numerosissime prove avute a disposizione) il bersaglio grosso, se non altro anche per i budget non altissimi (Piano 17 si dice sia costato 70.000 euro).
Ma il talento c'è, cosicché la notizia del loro approdo in territori sci-fi ha destato la mia curiosità e quella di molti altri cinefili che tengono a cuore le sorti degli autori del cult "Zora la Vampira".


"L'arrivo di Wang" ha uno stile come sempre personalissimo, teso, frenetico, tutto giocato sul forte connotato emozionale delle espressioni dei protagonisti e sul rovesciamento estremo delle carte in tavola che capovolgono prospettive e senso dell'azione.
Il film ha il grosso merito di tenere inalterato il livello di attenzione e coinvolgimento sin dal primo fotogramma fino alla parte finale. Certo alcuni aspetti della realizzazione (come il personaggio dell'inquisitore, l'inattendibilità di tutti quelli di contorno, i flashback un pò fuori luogo che sarebbe stato meglio se fossero stati sostituiti da un antefatto, la parte della fuga con il didascalismo di facciata della telefonata ad AMNESTY INTERNATIONAL) ridimensionano il risultato finale che cala ancora nelle ultimissime battute quando il bisogno di spettacolarizzare - molto condizionato nella resa dalla grezza realizzazione tecnica - a tutti i costi una vicenda che nell'equilibrio della sottrazione aveva trovato la sua ragion d'essere, banalizza un pò la sceneggiatura che tuttavia disseminando numerose esche contraddittorie porta a casa il risultato soprattutto in termini di "effetto sorpresa" e coraggio.





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