domenica 11 marzo 2012

Sconsigliare la lettura ? Un reato.


Prima che divampasse la polemica su blog, giornali e televisioni mi ero imbattuto in "diretta" nell'ormai celebre articolo di Pietro Citati apparso sul Corriere della sera di Venerdì 9 Marzo. Onestamente non mi aveva sconvolto più di tanto anche perchè la collocazione e l'estetica del pezzo mi davano l'impressione di un tentativo palese di creare polemica e dibattito. Insomma ero arrivato a quella pagina del quotidiano, avevo letto l'articolo facendomi una risata e poi sono passato oltre.

Poi rileggendo la stessa sezione culturale del Corriere del giorno successivo (cioè sabato, ieri) mi sono accorto che in quelle 24 ore era praticamente successo un finimondo, una bagarre in pieno stile italico ricca
di insulti di ritorno, di "lei non sa chi sono io" e via dicendo. E sicuramente l'intento, ripeto non tanto velato del Citati, è stato colto in pieno : creare un buon polverone per dare un pò di pepe e ulteriore visibilità sia al quotidiano che allo scrittore/giornalista autore dell'invettiva.

Ma in sostanza, dov'è il cuore del problema?

L'articoletto (più che altro una riflessione libera che non coincideva con nessuna recensione) denigrava senza mezzi termini i libri colpevoli di essere "Bestseller" e con essi anche i loro autori. Al culmine del suo
climax alquanto delirante (e a mio parere molto oziosamente nostalgico) il buon Pietro la tira giù molto dura, consigliando ai potenziali o abituali lettori di non leggere affato piuttosto che sperperare tempo, denaro ed energie mentali nella lettura di libri così odiosamente privi di trama, basati sul più infimo dei cattivi gusti e su una scrittura priva anche del minimo sindacale di stile.
E faceva anche dei nomi  : Faletti, Dan Brown, Coelho. Ovvero autori stravenduti sia nel nostro paese che all'estero.
Il giorno dopo c'è stata quindi la piccata e seccata risposta di librai, editori e anche dello stesso Faletti che ha dichiarato che prima di quel giorno nemmeno sapeva chi fosse Pietro Citati.

Posto che l'assioma secondo il quale nel campo di arti come cinema, musica e letteratura difficilmente l'aggettivo "popolare" fa rima con "qualità", io trovo che nel campo della letteratura e per di più in un paese come l'Italia un grande quotidiano e anche uno stimato intellettuale come Citati dovrebbero andarci piano prima di attaccare così deliberatamente il "settore" libri.
Perchè ? Perchè in questo periodo di crisi, il settore editoriale è stato giudicato dagli italiani come quello meno "prioritario" all'interno di un portafoglio storicamente mai così limitato in termini di "surplus quotidiano" cioè all'interno di quelle abitudini più affiancabili agli sfizi che alle necessità e per questo soggette più di altre ad essere tagliate per non compromettere quelle di primaria importanza (trasporti, cibo, salute).

Eppure il libro, dal punto di vista economico ha un peso specifico più differenziato e che incide meno rispetto a due biglietti per il cinema o ad un disco o al corrispettivo per un concerto.
Ma gli italiani da quest'orecchio non ci sentono e hanno scelto proprio la letteratura come quel settore meritevole di ulteriori tagli e privazioni. Ed è stata una mazzata, perchè il settore non è stato mai così florido.

Perciò è innegabile che ci sia differenza tra un Faletti ed un Michele Mari, tra Michel Houellebecq e Dan Brown, tra Philip Roth e Paulo Coelho, ma per queste considerazione esistono le recensioni. Consigliare di evitare la lettura non è mai buona cosa.
Piuttosto dovremmo preoccuparci di divulgare meglio autori e opere di nicchia.

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