venerdì 30 dicembre 2011

Best Of Cinema 2011 - Parte III -

TERZA COPPIA

* Il cigno nero * (Dramma, regia di Darren Aronofsky)

Questo è uno di quei registi per il quale usare l'aggettivo "Visionario" è molto più che azzeccato.
Tuttavia le incredibili qualità di resa visiva, gestione dell'atmosfera e poeticizzazione della scena sarebbero inutili o fini a se stesse nel caso non ci fosse un impianto narrativo ed una storia all'altezza del talento di chi dirige. Solo così si arriva a dar vita a un film che non è più solo pellicola e lavoro di finzione, ma anche un vero e proprio mondo nuovo che pulsa di anima e sentimenti indipendenti da ogni contestualizzazione.

Natalie Portman, una tra le donne che si potrebbero definire perfette.

E la storia che segue la parabola drammatica e tragica di una ballerina inglese (impersonata dalla straziante Natalie Portman che riesce ancora a sorprenderci dopo decine di interpretazioni stupende), moderna Dorian Gray in un mondo dove l'arte si confonde con la vita reale fino a distorcerla e inquinarla con il Male allo stato puro, è destinata a rimanere dentro lo spettatore molto a lungo crescendo spaventosamente dentro il cuore di chi ne è partecipe proprio come l'ossessione della protagonista per il suo lavoro.

* Source Code * (Sci-fi, regia di Duncan Jones)

Altro giovane regista da seguire con grande attenzione.
Il parallelo con Aronofosky non è solo fermo all'esplosione talentuosa in giovane età, ma seguita a delinearsi anche quando entriamo nel contesto intimo e profondo in cui si svolgono i loro film.
Sono due al momento i film diretti dal figlio di David Bowie; ed entrambi collocano l'uomo in situazioni estreme al confine del proprio essere dove i le luci sono sfocate e la personalità vacilla in mezzo a tempeste meccaniche.

Altro grande film per D. Jones

La fantascienza è la cornice che giustifica i malesseri di un uomo lasciato solo, in balia di poteri e meccanismi più grandi di lui. Ma un uomo capace di reagire, di imporre la propria presenza vitale dove la vita è solo un'equazione chimica.
In "Source code" Jake Gillenghal è vittima di quel pretesto molto caro alla letteratura e al cinema : l'eterno ritorno. Rivivere una situazione (in questo caso pochi minuti) esasperante per se stesso e chi lo circonda, cosciente del finale tragico che forse non può mutare.
Una realtà artificiale, creata senza spazio per i sentimenti ma colma di mezzi forti per impressionare chi deve affrontarla.
E dove l'uscita è sempre un nuovo ingresso.

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