Snervante è senza dubbio lo sviluppo implosivo di un soggetto che nella prima parte si era mostrato molto più che valido pur senza la necessaria inventiva nello sviluppo dei personaggi (quelli reali) di contorno, laddove quello principale (un sofferente Owen Wilson, decisamente più a suo agio con Wes Anderson) è a totale appannaggio di Woody Allen che pur non mettendoci la faccia dirige il più giovane attore con troppa enfasi finendo più volte per ridurlo a un avatar macchiettistico senza la dovuta profondità caratteriale.
La non esaltante trasferta parigina di Allen |
Con una tale piattezza nella scrittura dei personaggi, l'elemento surreale che fa da perno a tutto lo svolgimento del film diventa quindi fine a se stesso perchè la sua risoluzione e gran parte dei passaggi chiave risultano slegati e colpiti da corpose contraddizioni, nonostante vada confermato che le sortite notturne del protagonista coinvolgono e affascinano molto di più delle vicende nella Parigi diurna che altro non sono se non l'ennesimo aggiornamento dell'eterna lotta tra un eroe lunatico, distratto e sognante ed il resto del mondo che lo circonda forzatamente ancorato alla realtà e un'ideale di vita concreto senza sbocco alcuno verso la creatività.