giovedì 15 dicembre 2011

Social Network che annacquano le personalità.

Qual'è la novità, vi chiederete.
Giustamente saprete anche voi (e forse voi, io, siamo tra questi ? Naaaa) troppa gente ormai è così schiava di queste pseudo piattaforme di aggregazione sociale da arrivare a modellare la propria vita, i propri impegni e l'ambiente reale in cui opera in base al modo in cui vuole apparire in forma digitale. Un piccolo esempio è la moltiplicazione biblica della gente che scatta foto in qualsiasi momento della giornata : obiettivo non è il ricordo personale, ma la vanità di esibire il tutto di fronte all'orgogliosa schiera di "amici" del web. L'unica fonte di ottimismo è pensare che - tra chissà quanto - questa come tante altre mode figlie di un periodo storico ben preciso, avrà una flessione costante fino ad arrivare alla quasi totale scomparsa dagli usi e costumi quotidiani. (Sperando che le mode successive non siano peggio, eh)

Inquisizione legittima, rispondo.

Ma un recente e - a quanto pare - approfondito studio della "Scuola internazionale superiore di studi avanzati"  (!!!!!!!!) di Trieste ha analizzato un aspetto particolare dei comportamenti degli utenti di tre differenti social network (quello più famoso non è incluso, ma capirete che il discorso può estendersi anche a questo) : la tendenza degli utenti ad assecondare le idee altrui per evitare fastidiosi dissidi che potrebbero decretare l'isolamento da un determinato gruppo, agendo secondo la ratio che un "amico di un mio amico è anche mio amico".

In sostanza questo studio ha rilevato che l'utente chiamato ad esprimere un parere (con un "mi piace" o un "non fa per me" su prodotti tecnologici, artistici o esperienze altrui) preferisce evitare il conflitto ed agisce con un determinato conformismo nell'espressione della propria opinione.
Si sceglie quindi di evitare fraintendimenti e turbolenze, scegliendo di condividere la scelta e/o il parere di amici e/o personaggi leader di un determinato ambito, piuttosto che creare dissidi e disordini con un'opinione totalmente differente da quella comune agli elementi appena citati.

Tutto ciò per evitare l'isolamento, la derisione e l'insofferenza degli altri utenti verso le proprie opinioni.

La paura di essere ai margini di una community

Detto tra noi, questo studio ha messo quindi in risalto il fatto che tra l'uscire le palle e dirne quattro ad un utente di cui si ha scarsa stima ma che ha un seguito importante e tacere per non fare la figura del guastafeste o di chi non "comprende il giusto" che sarebbe ubicato nell'opinione comune, si sceglie la seconda strada.

Una timidezza e dei timori reverenziali che non sempre poi si riflettono in comportamenti altrettanto passivi nella vita reale dove, anzi, spesso una personalità si trasforma dando libero sfogo a quelle piccole frustrazioni e rinunce al proprio io accumulate davanti a uno schermo.

Con risvolti non sempre limitati ad un piacevole dibattito.







Nessun commento: