lunedì 12 dicembre 2011

Cinemando - Melancholia (Von Trier L., 2011) 8.5/10



Se siete artisti di qualsiasi tipo e avete a cuore il vostro lavoro avrete sicuramente preso in considerazione l'idea di farvi pubblicità in tutti i modi o quasi ; a maggior ragione in un'epoca come la nostra dove la chiave per resistere e arrivare agli occhi e all'udito della gente è più nell'insistenza che nel merito, anche se il merito è spesso figlio dei risultati.

Così può capitare che un autore come Von Trier che da una vita si accontenta degli spiccioli lasciati qui e la dalle grandi produzioni mostrando sempre una seria e rigorosa disciplina artistica, finisca per perdere un pò le staffe e adoperare l'Olocausto come espediente per far finire il suo nome sui giornali.

Che poi ci sia la coincidenza delle polemiche su queste dichiarazioni con il premio assegnato a Kirsten Dunst per la sua indescrivibile prestazione in questo film unitamente a un numero elevatissimo di critici che sono finiti ai suoi piedi ancor più di prima, allora significa che Von Trier ha scommesso sul cavallo giusto in quella settimana a Cannes.

E che cavallo.
Melancholia si avvicina pericolosamente alla terra


In attesa di un altro paio di film (The Artist e The Descendants su tutti) Melancholia si prende senza grossi sforzi la mia palma ideale di miglior film del 2011 grazie a una miracolosa miscela di dramma, introspezione e suspence.
Il dramma di una donna in continua lotta con se stessa, l'introspezione di chi si trova a cercare una ragione all'inevitabile e la suspence di conoscere come sarà la fine.
Si parla di fine del mondo come forse mai è stato fatto finora al cinema,  non c'è traccia di lotta per la sopravvivenza e di quella così tanto dispersiva spettacolarizzazione che in tante altre pellicole ha dato più l'idea di trovarsi di fronte a dei spettacoli pirotecnici che non alla fine del genere umano.
A dispetto della misura poetica tipica dedita più alla sottrazione che all'aggiunta, le sequenze destinate a restare impresse sono numerose : già soltanto il prologo con la sposa che corre disperata attraversando un paesaggio rarefatto e ostile, merita dieci minuti di applausi.

Kirsten Dunst, indimenticabile sposa per Von Trier

Un gruppo di persone che festeggiano un matrimonio ignare di quanto accade nella galassia, una sposa che inconsciamente si fa premonitrice di quanto accadrà e una famiglia distrutta dalla progressiva constatazione che nulla può essere fatto. Sono questi i filoni principali della narrazione, una scrittura che nella prima parte lascia forse disorientati perchè non è facile intuire i cambi di umore e le carenze caratteriali della protagonista. Elementi che poi nel proseguire della storia diventeranno ancora più affascinanti e criptici senza tuttavia subire una qualsiasi spiegazione banale.
Il tutto è girato con un gusto raffinato negli spazi aperti (nonostante alla fine gli eventi raccontati si sviluppano in una sala ricevimenti e in una villa) e la giusta dose di claustrofobia degli interni che fungono da specchio di quelle anime indebolite dall'avvicinamento del pianeta misterioso.

Non abbandonando del tutto la sua consueta cifra stilistica il regista, pur senza nulla concedere alla didascalia (se si esclude l'uso di internet in alcune sequenze della seconda parte), compone un racconto frammentato nello sviluppo della protagonista ma assolutamente lineare e concreto nel seguire il corso degli eventi senza troppe trasgressioni o tocchi stilistici fini a loro stessi che forse hanno condizionato l'impatto globale di "Antichrist".