giovedì 19 gennaio 2012

dischi - Nada Surf "The stars are indifferent to astronomy" (2012)


Voto : 7,5

Pochi, pochissimi fronzoli in questo tiratissimo disco che si nutre a piene mani di melodia ed elettricità, senza risentire dei tempi che cambiano (e di quelli che corrono) ma scegliendo con convincente applicazione la via del gusto rock, imbastito in dieci composizioni dove si canta, si balla e ci si rilassa su note scritte orientando la penna in direzione del pop senz’alcuna inclusione sintetica.


Potevano prendere un bel synth ed infarcire per bene tutti e dieci i pezzi, o lasciarsi andare a code strumentali di dieci minuti con velleità ambient alla Sigur Ros oppure fare un disco acustico in stile cantautorale. Okay, poteva anche uscirne un capolavoro inaspettato, ma poi ? Invece concentrando i loro sforzi nel tentativo di migliorarsi ulteriormente in qualcosa in cui sono già, a mio parere, ben rodati, dimostrano di non aver paura dei giudizi perché la passione è il fuoco primario che riscalda le loro composizioni e il calore che emanano è pura emozione.

Scelte che devono chiaramente pagare dazio al fattore “Originalità”. Qui come altrove. E risparmiatemi la banalità di dire che sono 30 anni che nel rock non s’inventa più nulla. Ma loro ci credono, e si sente. Quando un lato B (la seconda cinquina di canzoni) riesce a mantenere alta l’attenzione forse più del lato A (dove tradizionalmente si preferisce concentrare le cose migliori di un disco se questo non è uniforme dal punto di vista della qualità, così nel caso un potenziale acquirente ascolta le prime 2-3 canzoni nella postazione audio di un negozio/reparto dischi finisce per credere che sia un capolavoro e se lo compra), allora vuol dire che la band si è approcciata alla scrittura di questo LP con l’urgenza di dare alle stampe un flusso creativo dirompente, senza filtrarlo.

Quando dei pezzi pop-rock sono efficaci e divertenti sin dal primo ascolto senza il bisogno di disgregarne le componenti alla ricerca di un recondito “meaning of” in cui oltre che ascoltatori dobbiamo vestire i panni di psicanalisti dei songwriter, bisogna tenerseli stretti e non pensare tanto al fatto che alla fine gli accordi ed i ritmi sono talvolta molto similari tra loro. (“Let the the fight do the fighting”, spunta così dal nulla e ci rimarrete secchi. Pensavate che era finita, poi arriva poi così - quatta quatta - “No snow on the Mountain”). Con questo disco sarete veramente felici di trovarvi nel posto in cui vi trovate perché da una piacevolissima sensazione di confortevolezza con se stessi, famigliarità. E poco importa se da un giorno all’altro cambierete posto o gusti musicali, quando farete ritorno il disco si accenderà senza bisogno di troppa benzina mentre lanciate per aria il cappotto, vi stappate una birra e lanciate fumo verso il soffitto.



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